Ipnosi per la gestione ed il trattamento del dolore

Voglio che tu vada in una trance così profonda che ti sembri di essere una mente senza corpo, che ti sembri che la tua mente galleggi nello spazio e che galleggi nel tempo. E voglio che tu scelga un momento nel passato in cui eri una bambina piccola piccola. E la mia voce ti accompagnerà.
(Milton H. Erickson)

Scheda Articolo

Ipnosi per la gestione ed il trattamento del dolore

Pubblicato in data 17.09.2022

ipnosi

La ricerca neuro-scientifica e l’evidenza clinico-sperimentale hanno da anni dimostrato che la percezione del dolore è regolata da reti neurali i cui nodi risiedono, per una parte significativa, sulla corteccia cerebrale, struttura che viene modificata continuamente attraverso l’esperienza (Jensen 2009; Ananthaswamy, 2021). Questo dato ha costituito una base teorica in grado di spiegare il successo di interventi psicologici volti al miglioramento della gestione del dolore e tra questi, particolare efficacia l’ha mostrata l’IPNOSI. Successivamente, i ricercatori hanno evidenziato come insegnare l'autoipnosi al soggetto sofferente significa fornirgli uno strumento del quale può servirsi in piena autonomia (Rainville, Duncan, Price, Carrier, Bunshell, 1997; Hofbauer, Rainville, Duncan, Bushnell, 2001; Derbyshire, Whalley, Stenger, Oakley, 2004; Derbyshire, Whalley, Oakley, 2009). Particolarmente interessante è il lavoro di Derbishyre (2004; 2009) su pazienti affetti da fibromialgia: in seguito ad un breve addestramento di autoipnosi, i soggetti fibromialgici si sono dimostrati in grado di aumentare, diminuire e stabilizzare il proprio dolore molto più efficacemente rispetto a pazienti in stato di veglia (Derbishyre 2009). Anche altre ricerche hanno dimostrato che i risultati ottenuti con l'ipnosi tendono ad essere stabili e accompagnati da cambiamenti di attivazione neurale, - soprattutto se l’intervento comincia sin dalle prime fasi del disturbo (Apkarian, Bunshell, Treede, Zubieta, 2005; Seifert, Mainhofer 2009). Questo grazie al fatto che i pazienti non si limitano a sottoporsi ad un trattamento, ma, apprendendo l’autoipnosi, si dotano di strategie attive di gestione del sintomo che possono metter in atto nel momento del bisogno (Jensen, Barber, Romano, Molton, Raichle, Osborne, Engel, Stoelb, Kraft, Patterson, 2009; Jensen, Barber, Romano, et_a, 2009; Jensen, Patterson; 2006). Una delle applicazioni promettenti delle tecniche ipnotiche riguarda il campo del dolore cronico, sintomo che può emergere di conseguenza ad una grande quantità e varietà di condizioni mediche. Un esempio sono i pazienti che a causa di un trauma hanno riportato lesioni alla colonna vertebrale. Circa un terzo di questi soffre di dolore cronico che difficilmente regredisce (Patterson, Jensen, 2003; Jensen, Hoffman, Cardenas, 2005) e per il quale non sempre i farmaci sono d’aiuto (Warms, Turner, Marshall, Cardenas 2002; Cardenas, Jensen, 2006). Uno studio del 2009, condotto da ricercatori dell’Università di Washington e Miami, ha dimostrato come l’ipnosi sia in grado di abbassare il grado di dolore percepito dai pazienti, sia nell’immediato che in modo stabile nel tempo. È interessante evidenziare come i risultati siano stati raggiunti indipendentemente dal grado di ipnotizzabilità dei pazienti.
Tra le sindromi dolorose croniche, una tra le più comuni è il mal di testa ricorrente. I dati in tal senso evidenziano che ne soffre circa il 13% della popolazione adulta e circa il 20% della popolazione infantile/adolescenziale (Headache Classification Sub-Committee of the International Headache Society. International classification of headache disorders - 2nd ed -, 2004). Anche in questo caso l'ipnosi è risultata estremamente efficace, come dimostra una ricerca di Kohen del 2010. Oltre a provocare dolori talvolta particolarmente intensi, ha delle conseguenze sulla concentrazione, sullo svolgimento di attività professionali, scolastiche e ricreative, e può portare, soprattutto in bambini ed adolescenti ad un deterioramento delle relazioni familiari e sociali in generale (Brna, Gordon, Dooley, 2008). Per quanto i farmaci si rivelino spesso d’ausilio, soprattutto in soggetti giovani, non sempre sono efficaci e possono causare effetti collaterali (Fisher, 2006). Uno studio condotto presso l’università di Minneapolis ha esaminato gli effetti dell’autoipnosi per il trattamento di questa condizione. Si è verificato che, in seguito all’intervento ipnotico, i pazienti hanno riportato un sollievo dal dolore sia in termini di frequenza, che di intensità e durata. Inoltre i partecipanti, oltre a continuare a servirsi dell’autoipnosi per il controllo del dolore, ne hanno generalizzato l’utilizzo anche ad altre situazioni: interventi odontoiatrici, come ausilio alla prestazione sportiva e contenimento dell’ansia e dello stress. Infatti, l’ipnosi si è dimostrata particolarmente utile nel dolore cronico, che rappresenta un elemento invalidante in molte condizioni, ma si è rivelata efficace anche nell’ambito del dolore acuto e le principali indicazioni cliniche in tal senso riguardano: a) il dolore post-operatorio; b) il dolore da travaglio di parto ; c) il dolore odontoiatrico; d) il dolore nei grandi ustionati, che sono molto suscettibili all’ipnosi; e) il dolore «procedurale», ovvero quello conseguente a procedure diagnostico-terapeutiche invasive e dolorose come la venipuntura, il puntato sternale, le medicazioni dolorose e similari.
Ad esempio per fronteggiare il dolore da ustione viene spesso fatto ricorso a notevoli quantità di oppioidio, che, oltre a risultare spesso inefficaci (Patterson, Hoffman, Weichman, Jensen, Sharar, 2004), possono favorire la comparsa di vari effetti collaterali. Inoltre, il dolore intenso rallenta il processo di guarigione (Berger, Davadant, Marin, Wasserfallen, Pinget, Maravic, Koch, Raffoul, Chiolero, 2010), può causare stati di delirium (Devlin, Fong, Fraser, Riker, 2007; Pun, Ely, 2007) o favorire l’insorgere di un disturbo da stress post-traumatico (Bras M et al, 2008). Uno studio recente (Berger, Davadant, Marin, Wasserfallen, Pinget, Maravic, Koch, Raffoul, Chiolero, 2010) ha messo a confronto un gruppo di pazienti (controllo) sottoposti a cure standard con un gruppo (sperimentale) che, alle cure standard, aggiungeva degli interventi ipnotici per il controllo del dolore. Nel gruppo sperimentale si è evidenziato un più rapido miglioramento dal punto di vista fisico – lenimento del dolore, migliorata efficacia dei farmaci, minor necessità di ricorso ad anestesie generali e minor occorrenza di stati di ottundimento – e dal punto di vista psichico, con notevoli riduzioni dei livelli di ansia, soprattutto all’approssimarsi delle terapie fisiche, minor livello di depressione e aumento della sensazione di benessere. In particolare è emerso che i pazienti nel gruppo sperimentale d’ipnosi andavano incontro a guarigioni più rapide e consideravano certe terapie fisiche, che ai partecipanti del gruppo di controllo provocavano forti stati d’ansia, come piacevoli. In altre parole l’ipnosi può essere utilizzata per ridurre il dolore anche nel caso in cui questo venga provocato da procedure mediche o da eventi non necessariamente connessi a gravi patologie o traumi.
Un'altra interessante applicazione dell'ipnosi è quella per l’anestesia e/o la gestione del dolore durante il parto. Una review di Landolt, Milling del 2011 riporta molti esempi in cui questo tipo di approccio ha dato ottimi risultati per le donne coinvolte. L’idea del parto è spesso accompagnata da stress e paura a causa del timore di un dolore che viene descritto come tra i più intensi in assoluto (Niven, Murphy-Black, 2000). A questo va aggiunto che la percezione soggettiva del dolore sembra crescere all’aumentare dei livelli di ansia, meccanismo che rischia di innescare uno spiacevole circolo vizioso (Simkin, 2000; Leeman, Fontaine, King, Klein, Ratcliffe, 2003). I dati ci dicono che molte partorienti richiedono anestesia (Waldenstrom, Bergman, Vasell, 1996) che spesso viene eseguita attraverso l’utilizzo di sostanze o procedure che, in alcuni casi, possono avere effetti collaterali che complicano il parto o che hanno ripercussioni sul nascituro. Dei ricercatori dell’università di Hartford hanno passato in rassegna la letteratura sull’argomento e hanno concluso che, rispetto ad un programma sanitario standard (Rock, Shipley, Campbell, 1969; Cyna, Andrew, McAuliffe, 2006; Guthrie, Taylor, Defriend, 1984; Jenkins, Pritchard, 1993), a sedute di counseling supportivo (Letts, Baker, Ruderman 1993; 2004, 2004) o ai corsi di preparazione al parto (Davidson 1962, Harmon T, Hynan, Tyre 1990; Harmon, Hynan, Tyre, 1995), l’ipnosi riduce più consistentemente il dolore soprattutto se eseguita direttamente in sala parto. A questo si aggiunge una riduzione della durata della prima fase del travaglio, descritta in genere come la più dolorosa ed un aumento del punteggio APGAR del bambino (Landolt, Milling, 2011).
In conclusione possiamo affermare che l’ipnosi e l’autoipnosi rappresentano un utile strumento per il controllo dell’intensità, della durata e della frequenza con cui il dolore si presenta. Può essere utilizzata sia in caso di dolore cronico sia in caso di dolore acuto, cioè dovuto a traumi o a procedure mediche, sia per condizioni minori che riguardano la vita di ogni giorno. Oltre a migliorare l’esperienza psicologica del dolore, contenendo stati di ansia, di depressione o di stress, si rivela una tecnica generalmente più economica rispetto ai farmaci (Berger, Davadant, Marin, Wasserfallen, Pinget, Maravic, Koch, Raffoul, 2010) e che rende il paziente, in seguito ad un breve addestramento, capace di raggiungere un miglior stato di benessere generale in totale autonomia. Inoltre, ad oggi non sono stati evidenziati effetti collaterali.
Nei prossimi articoli tratteremo l’applicazione dell’ipnosi e dell’autoipnosi nei vari ambiti.
Di Antonella De Luca